Monday, October 25, 2010

Poesiola quasi d'amore scritta dal luogo di confine dove poi le cose finalmente - era ora - son cambiate come avrebbero dovuto (da tempo, per la verità)

Io, te
ci son dei momenti che
ti collezionerei:
divisa in parti
- diverse non uguali - io
le collezionerei.
I sorrisi, gli occhi che
mi punti
tutti per benino
con le date e
in ordine cronologico
- anche alfabetico, volendo -
li collezionerei
ché poi si schiaffano i momenti
alla rinfusa, nei cassetti
sugli scaffali, in dei posti
che vattelappesca.
E invece
è importante tener traccia
con un certo criterio
una certa attenzione alla
conservazione.
Io, te
ti direi pure
guarda: prenditi dei vestiti miei.
Pigliateli. Giacche, maglioni,
camicie, magliette
toh: pigliati tutto.
Fai che mi indossi,
non tanto per metterti
nei miei panni
ché proprio - guarda -
io te lo sconsiglierei,
ma indossami: sformami
le felpe, le tiscert
come fate voi donne
coi fianchi, le curve.
Rendimeli momentaneamente inservibili
per me che son uomo longilineo:
indossami questa vita e
mettiti comoda.
Ecco - guarda - mettiti comoda
ché poi ci sto comodo anch'io.
Io, te
non saprei bene spiegare
ci ho fatto pure delle ricerche
(sono un tipo che si ostina,
te lo avranno riferito)
delle prove empiriche.
Macché, niente
non si capisce.
O almeno: io proprio non son buono
a dare una spiegazione
del fenomeno elettromagnetico
(suppongo) per cui mi calamiti
al suolo, fermo,
come immobile tra un ipotetico polopositivo e
un altrettanto ipotetico polonegativo
(dove vado? E dove vuoi che vada?).
Come fai? Non lo so.
Lo intuisco, ma non lo so.
Io, te
vorrei pure provare a dirtelo:
spiegarmelo, poi dirtelo.
E invece, io
- segretamente contento -
dirtelo
non voglio:
più che altro
mi godo l'attrazione e
faccio un po' finta che
io, dirtelo
proprio non so.

Sunday, October 03, 2010

Il Rimario all'Incontrario

'Imbrunire'
nelle poesie
non si può dire
nei testi delle canzoni
a volte sì
ma nelle poesie
'imbrunire' no,
non si può.
Si può dire
'scolorare'
'digradare'
'tramontare'
pure, volendo
ma 'imbrunire' no:
nelle poesie
non si può.
Non si può fare
la rima
tra 'amare' e 'baciare'
c'è troppo in mezzo
tra 'amare' e 'baciare'
non proprio quanto
tra il 'dire' e il 'fare'
ma insomma, di mare
in mezzo ce n'è:
si rischia
di perdere il suono
della parte finale
e ritrovarsi
una parola orfana
di qualcuno che
non si sa più identificare.
'Baciare'? Chi, cosa?
E devi tornare indietro
per ricordarti
di 'amare'.
Per cui.
L'altra sera si parlava
e io mi son detto
che forse
ci sarebbe da scrivere
un rimario all'incontrario
di rime che non si possono
fare
di parole che non si possono
usare
poi ognuno
fa come gli pare
- beninteso -
c'è mica da stare più di tanto
a sindacare.
Non si può dire
per esempio
'ripiego'
ma 'farfalla' sì
- con parsimonia.
'Triceratopo' invece sempre:
si può sempre.
Si può dire 'volàno'
ma non 'divano'
o meglio:
se è a tre posti no,
a due sì.
A tre no (mi dispiace,
organizzatevi l'arredo).
Si può rimare
usando 'battaglia'
e 'giunchiglia'
- "la battaglia infuriava
tra le giunchiglie
con grande disappunto
di una quaglia"
per dire
va benissimo -
ma non si può fare
la rima tra 'speranza'
e 'danza'
(sconsigliato anche
usare 'rimembranza'):
"La danza della speranza
sul terreno accidentato
della rimembranza"
potrebbe incenerire la pagina
per autocombustione.
(Poeta avvisato etc, etc)
Insomma sarebbe
un rimario
all'incontrario
con precetti generali
di buon gioco
con il vocabolario
ma il punto è
che quando si parla
di quello che resta
indietro di un passo
al mio desiderio
- lo vedo da me -
per quanto io tolga parole
il modo giusto
per dire
del mio malinconico
stupore
non c'è.