Friday, April 13, 2012

Sintassi modificata

Così siamo io
e lei riflessa
che parliamo in una vetrina.
Angolati, chiacchieriamo
di lei, quella in carne e ossa
un poco più dietro
che mi guarda - e di fatto si guarda -
scuotendo ridendo la testa.
Te la capisci e io non capisco te:
come fai, per dove la acciuffi
- mi chiede -
che pesci pigli con lei?
Delle retate alle volte
vedessi - rispondo - vedessi
vuote come la disperazione
sapessi - rispondo - sapessi.
Altre volte invece
col cambio scontroso della corrente
s'incagliano ippocampi opalini
tonni multicolori
polipetti danzerini
tanto che
il tipo della nota moltiplicazione
sui pani può pure millantare
ma quanto a pesci da pigliare
l'ho sbattuto fuori agli ottavi di finale.
E come vi parlate? - mi chiede -
Come vi dite?
Così come sognavo
che avrei potuto un giorno
parlare col resto del mondo - rispondo.
In silenzio?
Vuoi scherzare? - rispondo -
nel silenzio c'è troppa
malata confusione.
Il nostro è più un discorso
di oggetti incastrati differenti
come quando ti insegnano
a fare i conti
che mele con pere
non ci possono andare
non li puoi sommare
invece vedessi - rispondo - vedessi
certe paginette di mele più
pere più matite più
tubetti di dentifricio più
dita più mani più piantine di basilico
più stringhe più crema pasticcera più scatole...
Cinesi?
Anche.
Un incastro di cose disparate
che incredibilmente funziona
grazie a una sintassi lineare
opportunamente modificata
messa a punto
durante notti passate
a far degli arrotoli
architettonici
sotto la coperta
opportunamente rimboccata.
Ti trovo un editore?
Smettila di specchiarti piuttosto
e vienimi a baciare.

Tuesday, April 10, 2012

Caccia grossa

Qui c'è buio e gli occhi
non lo sanno,
ma tanto cosa vuoi guardare
più dentro di così
non si può andare.
C'è buio e
sono munito di un arpione
'manco fossi
un cazzo di baleniere temerario
dei Mari del Nord.
Infilzo ombre al buio,
una fatica che non vi dico
qualcuno a questo punto
dubiterà della mia abilità
e della mia sanità - mentale -
evidentemente non conosce
certi miei incredibili talenti
come ad esempio la sovrapposizione
di mattoncini Lego in diagonale.
Infilzo le ombre al buio
e ce n'è una
che mi da più filo da torcere delle altre
la sento recalcitrarmi accanto:
vicinissima.
Un paio di colpi a vuoto
e finalmente la arpiono
credo all'altezza del polpaccio
perché è lì che sento una fitta
io stesso.
Scalcio, come quella volta
in cui mi assalì il luccio reale
e lei sfugge, srotolandosi - dentro -
per le scale
in discesa,
insieme ai passi bui
in cantina.
Poi un secondo di silenzio
e torno a respirare.
Con lo stesso suono
che fanno certi irrigatori
quando iniziano dal nulla
ad insegnare
ai campi
a rifiatare.

Saturday, April 07, 2012

Tornare in carreggiata

"Non seguitemi:
mi sono perso anch'io"
dicevano gli adesivi
sulle centoventisei bordò
nei primi anni ottanta
c'era Snoopy
con dietro dei Woodstock
gialli spiumati
sperduti,
ma fiduciosi,
in versione scout esploratori
e il bracchetto con quell'aria
perenne di consapevolezza stoica
negli occhi e nelle orecchie
enormi.
Perché uno dovrebbe mai
seguire una centoventisei bordò?
- mi chiedevo allora -
a meno che non fosse in un taxi.
In tal caso si sarebbe potuta replicare
quella scena cinematografica
che prima o poi sogniamo tutti:
"Segua quella macchina"
("Ma è una centoventisei bordò!"
- avrebbe giustamente dubitato
ogni tassista sano di mente
edotto delle cose del mondo)
Dove vuoi che porti
- pensavo allora -
una centoventisei bordò
con un adesivo simile?
Te la immagini una fila di utilitarie
nel mezzo del nulla
scarburate e sperdute
che finiscono oltre il Raccordo anulare
nella desolazione pre-autostradale?
Allora mi figuravo
un momento in cui
qualcuno finalmente
avrebbe messo le quattro frecce, accostando
e fosse sceso da una Lancia Beta
bloccando quella carovana
di utilitarie istupidite incolonnate.
Le braccia a sbracciarsi come uno sbandieratore
sulla pista d'atterraggio.
"Dove cazzo stiamo andando?
Quello s'è perso" - avrebbe giustamente detto
indicando l'uscita successiva del Raccordo.
E tutti con sollievo lo avrebbero seguito
come io adesso, torno a seguire me
(magari concedendomi
una sosta alla stazione di servizio più vicina
ché ho voglia di un caffè
e girare tra gli scaffali pieni, con te).