C'è il trucco -penso.
Come quei racconti zen
che a un certo punto
ti gira la testa
e ti ritrovi al punto
di partenza,
con gli occhi che scappano ovunque
e le braccia che formicolano.
C'è il trucco -mi dico
e non l'ho ancora capito;
c'è il passaggio segreto
il doppio fondo
la botola nascosta
il pannello mimetizzato
la libreria girevole
rimetta-a-posto-la-candela.
C'è il trucco
io penso che c'è il trucco
e non l'ho ancora capito.
Mi sforzo e mi spremo
ce la posso fare.
Cavoli.
Alla fine capisco tutto, io
pur non capendo niente:
è una mia prerogativa.
(l'Altissimo distribuisce
i doni dell'ingegno
secondo una sua personalissima
idea di cabaret)
Ad ogni modo.
C'è il trucco -mi ripeto.
Deve esserci
e io -sicuro- non lo vedo
perché mi distrae l'assistente
cerimoniosa
sorridente
con le cosce piene
lucenti nei collant.
Cretino.
Guarda le mani.
E insomma poi
in platea
dove sforzo gli occhi così tanto
che vedo le lucciole,
a un certo punto
mi mordo le labbra
mi acchiappo anche un pezzetto di lingua
Cretino,
-e due-
guarda le mani.
Le tue.
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