Ho preso
questa nuova brutta abitudine
che infilo le cose
nelle tasche
altrui.
Ce le metto di nascosto
con un gesto
da prestigiatore,
elegante e furtivo
in una parola: paraculo.
Ho preso
questa brutta abitudine
che poi certi
dopo giorni
magari mi chiedono
"Oh, mi sono ritrovato in tasca
questo. Ma è tuo?"
e io svicolo
facendo spallucce
ridendo sotto i baffi.
Contento.
Ci metto di tutto
nei limiti
per via della capienza
se becco uno zaino o una borsa
ne metto di più grandi
o tante più piccole.
Mi piace immaginare
il disorientamento
come davanti a un furto
involontario
(col dubbio
di averlo invece
voluto.
La cleptomania
è roba di un secondo)
e poi lo sforzo
di risalire.
E poi quello di
capire il perché.
Perché? Perché? Perché?
Perché due non fa tre!
(m'è sempre piaciuta)
Allora a quel punto
m'immagino
che sbuco dietro l'angolo
di un muro o di un caffé
e dico:
perché so delle cose di te.
Oppure, se mi scoccio:
perché due non fa tre.
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