Ci son cose
che certi
sanno rispondere
sbagliando un po'
più o meno
appròssimano
rasentano
la verità
piantandone un'altra
appena più in là.
Pochi eletti
-beninteso-
rispondono così
a domande difficili
tipo:
chi erano mai
questi Beatles.
Quanti frischis
ci vogliono
per ipnotizzare
il gatto di Schroedinger.
Come può uno scoglio
arginare il mare
(io lo so,
ma non ve lo dico,
eccheccazzo: troppo comodo)
e la domanda
più difficile di tutte
ché son tre
al prezzo di una:
"Quando quando quando"
(il punto interrogativo
è superfluo).
Ci son certi
che sanno rispondere
a cose come queste
se li guardi negli occhi
sul momento
fanno una smorfia
di dolore
come nei cartoni
prima della della trasformazione
del robot,
si sfogliano
dalla realtà
come una pellicola
e parlano
con un'assenza nella voce
una specie di
trance minuscola.
A questi proprio loro
io chiedo:
proteggete-mi
ché sono stanco
e non dormo.
C'ho i nodi nel cuscino
sulle spalle
sotto gli occhi.
C'ho i nodi
e li sciolgo
e si riannodano
e non dormo
e lei sorride
e mi dice che
tutto questo è solo
il futuro che arriva
e io sprimaccio
il cuscino
e richiudo i pensieri
come i giorni
del calendario
dell'Avvento
e qualcosa si perde
e qualcosa rimane
tra le dita
che -alla fine-
insospettatamente
mi si sbrogliano
niente più nodi
nelle dita
niente sbagli
come quando
fuori piove
come quando
poi sorrido
e rivolto
il mappamondo:
le finestre
i ponti
le chiglie
delle barche.
Centrifugo
col dito
imprimo
velocità
al frappè delle confusioni
e tutto va al suo posto
man mano
mi gira la testa
sarà la grandine
saranno i sì
che non dici,
ma li capisci
non so,
ma tutto
va progressivamente
al suo posto
e i piedi
si riallineano
le ginocchia mi
salutano
metto a fuoco
gli angoli
della bocca
dove, come navi,
si incagliano
tutte le verità
felici di naufragare,
arrivate qua.
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