Thursday, May 03, 2007

Equivociamici

"Uno per uno li ricorda
l'orchestra mentre si accorda
la verità viene sempre a palla
dolce chi era sei tu
"
(Equivoci Amici - Battisti / Panella)

Alla fine di ogni pomeriggio lui sale sul tetto del palazzo dove i ragazzini giocano un gioco complicato fatto di rimandi: lanciare il pallone più in là per vedere di quanto riesci a procrastinare il momento in cui finirai tutta la verdura nel piatto e ti accorgerai -oh, se te ne accorgerai- che non c'è certezza neanche davanti al coccio lustro tra due posate e un bicchiere. Il numero sul fondo, quello che appare nitido in rilievo sul vetro dopo aver bevuto, è invece quello della tua effettiva età. Allora, ora e per sempre.
Lui sale sul tetto del palazzo alla fine di ogni pomeriggio e prova a disorientare il suo intuito per il destino: riempie di nuovo il bicchiere così che l'acqua confonda le cifre sul fondo. Così che l'acqua àlteri la messa a fuoco del futuro di questi ragazzini impazienti di alzarsi da tavola. Non ci riesce. Il meccanismo non si inceppa e lui inizia a dedurre famiglie e difetti infiniti dalla maniera di portare il pallone. Attitudini e pretesti per guadagnarsi da vivere che emergono da come due gambe misurano i passi regolamentari per calciare il rigore dalla giusta distanza. Solitudini spaventose e cattive viste nella rassegnazione di chi rimane a bordo campo un secondo di più e si lascia affascinare dal panorama circostante un secondo di troppo.
E' proprio il ragazzino che rimane fuori dalla ressa attorno al pallone a chiedergli con la rapidità di uno schiaffo: "ma tu da piccolo com'eri?". Lui si accorge che non sa rispondere, non sa dare una risposta semplice e stupida come uno schiaffo di rimando: smanaccia due parole e fa un gesto con la mano che misura un'altezza livellata ai capelli sudaticci del ragazzino, come se i centimetri infilati in un paio di adidas sformate raccontassero poi qualcosa.
E quello che a un tratto realizza, quello che -oh, se te ne accorgerai- capisce è che le sue deduzioni non sono necessariamente un processo lineare che è possibile invertire. Realizza l'eventualità che quei gesti non corrispondano a un futuro, che non determinino affatto un futuro. Che il numero in rilievo sul fondo di un bicchiere è piuttosto magari invece la quantità di volte in cui avrà davvero la possibilità di dire "sì" o quelle in cui cambierà drasticamente opinione. Un numero vago e meravigliosamente approssimativo. Che non permette né permetterà a nessuno di sapere come era da piccolo senza -oh, se te ne accorgerai- chiederlo.
Non aspetta la risposta -quella vera- il ragazzino. Si scrolla sulle spalle la maglietta inumidita che inciampa su una taglia che cambierà nel giro di un anno, gli molla uno calcio insofferente e veloce e torna con gli altri. Lui si sente più stupido e felice.




(In qualche modo a partire da: Tabu)