Tuesday, July 28, 2009

Affondalaflotta

F7
Niente
L5
Acqua
B2
Ancora nulla
D3
col cavolo
- Bari.
Non c'è. Di' una che
c'è.
- No, bari proprio
non è possibile.
Guarda che
se io voglio,
chiedi in giro
vai per tornei
di Battaglia Navale,
se io voglio
te non mi trovi
più.
H9
Vedi?
Niente.
- Non è possibile.
E ti dico di sì.
- Le hai messe
in diagonale.
No, no.
F8
Ah ecco
ora ripassi accanto
e ripassa
pure
non è che
mi metto
un passo
più in là
io proprio
sfuggo pure ai sonar
c'ho l'antisonar
il Metox
hai voglia
mi puoi pure
mandare i delfini
niente
tornano
con un cestino
di pescetti
e l'aria
da collaborazionisti.
Niente.
- Non è possibile
E tu prova
C10
Vedi?
Sai
se io non voglio
più
quando mi becchi?
L'anno del mai e
il giorno del poi.

Dalla sera alla mattina

Ché a me
le poesie
della notte
mi vengono
la mattina.
E' una cosa strana
mi rendo conto
una cosa che
mi ci vogliono
tre caffè
per ribaltare le prime
parole del giorno
farle stare
in piedi da sé.
Così mi sveglio
che mi sento
già un po' in ritardo
recupererò
scantonando
lungo il corridoio.
E quando mi osservo
mi faccio
i complimenti
per aver resistito
al massacro
della lista
di quel che mi manca
addensata come nebbia
all'altezza delle ginocchia.
Un paio di smorfie
l'occhio che indaga
clinico
"lo stiamo perdendo"
mi dice ridendo lo specchio
e io gli rispondo
"Buonanotte al secchio".

Friday, July 24, 2009

Stai

Le braccia lungo
il corpo
il corpo
lungo.
Lungo
il fiume
le gambe
ferme
parallele:
stai composto
stai pronto
stai calmo
stai.
Le mani lungo
i fianchi
le dita lunghe
tra le
dita
lungo
il pozzo
dei pensieri.
Sopra il tavolo
sotto il tavolo:
se ci sei
batti un colpo
dove vai
quando arrivi
fai uno squillo
ché ti senta
ché lo sappia
poi mi scordi.
Le braccia lungo
il corpo
che non hai
le gambe
a guado
lungo il fiume
sponda
a sponda
le dita
chiuse a ciotola:
il pozzo dei pensieri.
Sopra il cielo
sotto il cielo
batti un colpo
spiazza il tempo
quando arrivi
fa' uno squillo
ché io sappia
che sarai
solo un suono
che si è perso
batti un colpo
e poi niente.
Stai composto.
Stai pronto.
Stai.
Stai composto
Stai pronto.
Stai.

Thursday, July 23, 2009

L'ultima mano (con la rivincita)

Sparecchio.
Le briciole che mi fanno
il palmo della mano
a grattugia.
S'è a quel punto
in cui
pure un bicchierino
d'amaro
è lo stargate
della filosofia spicciola.
E le sigarette
paiono accendersi al ralenti
come nei films
quelli vecchi
ché si fumava in un altro modo
tipo Marcello:
la prima come dopo una stecca intera.
O tipo Gian Maria,
come fosse una firma
da mettere senza perder tempo
ma con lo svolazzo
finale.
Insomma
siamo al dopocena
e nessuno parla
nonostante l'amaro
ognuno s'è incastrato
in certi pensieracci scomodi
peggio delle sedie
che c'ho in cucina
e a me
mi fa un po' tenerezza
e un po' dispiacere
che siamo tutti così
incartati all'ultima mano.
Pure se poi
ci si concede la rivincita
e poi 'la bella'
mi dispiace:
mi fa malinconia.
Allora piglio un foglio
ci scrivo una cosa su
un paio di parole
e poi lo passo
in senso orario
lo faccio girare
il foglio e una penna
e ognuno si
stropiccia la
parte bassa della fronte
qualcuno
si mette composto
come a scuola,
concentrato,
roba di secondi
però concentràti.
Il foglio torna a me
e ci faccio una palla
accartocciandolo
lo presso per benino
aerodinamico
spalanco la finestra
e lo tiro di sotto
in un silenzioso
applauso di accomodamenti
sulle sedie
e mani che lisciano
i pantaloni.
"Oh, 'sto amaro
comunque
a berlo
pare che
ti ingoi i rimorsi
del diavolo
pare."
Mi dicono.

Monday, July 20, 2009

Chi semina brezza

Chi semina vento
raccoglie tempesta
chi semina brezza
raccoglie aquiloni
e il tempo
gli soffoca i polsi
a furia di indovinare
i corridoi delle correnti:
di far danzare in aria
i buoni propositi
gonfi d'aria giocosa
e di speranze
asciugate tra i denti.
Chi va con lo zoppo
inclina lo sguardo
e la prospettiva, poi
è solo un ricordo
di quando lasciarsi
osservare
era un modo
di farsi trovare
all'incrocio di tutte
le strade
di tutte le attese
di tutte le cose
che smettevano di traballare.
Uno spessore
sotto la lingua
come sotto
al tavolo da pareggiare
le parole che salgono
fino agli occhi
e poi più su
girano in circolo
fuori controllo
scantonano
caracollano
e tornano
a posarsi calme
sulla lingua
per dire:
niente.
Che mai vuoi dire
davanti a un aquilone
che scompare
davanti a
un desiderio che
appare?

Tuesday, July 14, 2009

Un po' meglio di così

Mi chiederai
proprio quando avrò
decodificato
la progressione
geometrica
del tuo vestito
a quadri
rossi
mi chiederai
del perché
in certi punti
smetto di camminare
mi chiederai
"Che succede?"
e io sentirò le parole
risucchiate
come dall'interno
del desiderio
e mi servirà un attimo
per risponderti
infatti ti dirò:
"Scusa, mi serve un
attimo".
Pure questo imparerai:
io mi scuso sempre
è un fatto di grazia
nello stare al mondo.
Mi dirai:
"Occhei, fai pure".
Io rimetterò insieme
le cose
dietro agli occhi
e me le sistemerò
sulle spalle
e allora ti spiegherò.
E poi mi chiederai
delle lacrime
controvento
e io ti dirò:
è l'unico pianto
che mi riesce
di tollerare con
dignità
ché i maschietti
non piangono mai
e se ti hanno detto
il contrario
miacara
ti hanno rifilato una cazzata
-sonòra, se mi permetti.
Poi mi chiederai
che cosa ho fatto
tutto questo tempo
e io non troverò
di meglio che
annusarti il collo
e dirti:
"Scusami, sai,
io faccio delle cose
ogni tanto
che non capisco
'manco io bene
perché
ma mi sembrano utili
ai fini -diciamo-
di una specie
di compensazione
tipo sott'acqua
ché mi pare
di dover decomprimere
altrimenti
mi gioco i polmoni
mi gioco.
E poi mi chiederai
un sacco di cose
e alla fine
stremata
-giustamente-
dalla mia
logorroica
maniacale
riservatezza
ti farai una risata
che sarà
come tu stessi unendo
i quadretti
rossi
del vestito
rosso
con la bic
e mi dirai:
"Senti, sei strano
ma proprio un sacco"
e io
"Eh."
"Ma c'è una cosa
che non capisco
-mi dirai-
perché sei qui?"
Eh.
Ti dirò.
Hai presente quando
torni tardi
e sei a dieci, nove
otto, sette...
vabè, insomma:
stai per arrivare
al cancello
magari c'hai già
le chiavi in mano
e tutto quello che
vuoi
è tornare
a casa.
Tornare per poi
uscire,
ma dopo
con calma.
"Eh."
mi dirai.
Per questo
sono qui.
Ti dirò.
Per quello,
credo.
Poi
Ti dirò.
Magari un po' meglio
di così
ti dirò.

Wednesday, July 08, 2009

Subliminale

Tutta quella storia
dei messaggi subliminali
io l'ho capita
a metà.
Mica la devi capire
del tutto
-mi si obietterà-
altrimenti
non sarebbe
subliminale.
Effettivamente.

E' una questione di
non poter troppo
bene scegliere cosa
recepire.
O quando.
Fino a un certo punto.
Io lo dico spesso
"Fino a un certo punto".
Non è che la butto
sul vago
è proprio che
mi devo mettere
in difficoltà
altrimenti è
-spesso-
troppo facile.
"Tu la fai facile"
"Sì ma
fino a un certo punto".
Dovessi trovare
un modo per spiegare
direi di quando
mettevo il mio Sanyo
davanti alla tivù
per registrare
le canzoncine da
Videomiusic.
Una volta
lei mi aveva chiesto
"Save a prayer"
e io
avevo aspettato
un pomeriggio
intero
per beccarla
pronto
Rec+Play
in pausa
tolgo la pausa
quando vedo Andy Taylor
finisce il pezzo
e poi riascolto
e dentro
ci sono delle altre voci
arrivate chissà
da dove
una continua a ripetere
"Non avevo capito
non avevo capito
non avevo capito"
l'altra sta in silenzio
(lo capisco perché
si sente "Save a prayer"
nelle pause)
Poi interrompe
Save it 'til the morning after..
e dice
"Non me lo hai chiesto"
Che c'entra subliminale?
C'entra perché
io te l'ho chiesto dopo
come m'avessero
spinto un bottone
nel retrocervello
e non ho capito.
Non subito,
almeno.

Effettivamente
'sta cosa del
subliminale
funziona.

Thursday, July 02, 2009

Quello che sparecchia le bufere

Gira che
ti rigira
si finisce al porto
con le ondine
a riva che fanno
a pingpong
contro il chiacchiericcio
della sera ancora
borbottante
usano il muro
della Fortezza
come campo
le parole con l'effetto
le respinte col risciacquo.
E noi
gira che ti rigira
si finisce lì
in mezzo
sconocchiati
su delle sèggiole
che sgàmbano peggio
delle vecchie signore
ma ci tengono
ché siam uomini
leggeri
noi:
siam uomini forti
e leggeri.
C'è un birrino
che ristagna
a bordotavolo
una cicca
che risplende
"qualcuno s'è baciato
prima di alzarsi"
- dice convinto
Frusto
ché di queste cose
ne capisce.
Lui
fa il tappezziere
e sui foderi
delle poltrone
e dei divani
"sapeste quanto si legge,
sapeste" -dice Frusto.
Noi annuiamo
come un sol uomo
una coreografia
di annuimenti
meglio che il video
dei Daft Punk.
Ci sono i ragazzi
che portano i vassoi
ai tavoli
una s'avvicina
"Che prendete?"
ci fa.
Io vorrei dire
"Quell'angolino di mare
liggiù, quello
prendo.
Senza neanche il
limone.
Si può?"
Non si può
lo so da me
allora dico: "Beh, c'è mica del
chinotto?"
"Certo che c'è"
Fa un po' il paio
col colore del mare
a quest'ora
lo piglio per questo.
E credo di pensarlo
e invece glielo dico
a voce alta ma non troppo
ché a me mica mi piace
di urlare.
E allora gli altri
ridono
e rido un po' pur'io.
E ride pure lei
(tiè!)
e tutti poi s'acquietano
perché, insomma,
il momento è solenne.
S'arrossa, lei.
Finisce il giro delle
ordinazioni
e riparte lisciandosi
il grembiule
con una mano
(con l'altra tiene il
vassoietto e non può).
Nessuno dà di gomito
mi sanno:
son riservato.
Piuttosto qualcuno
intona un verso
che fa:
"e nella strada con la bocca piena
mentre ti penso ancora
come alla marmellata"*
e a me mi si
scioglie tutto dietro agli occhi
un catafascio
di bauli
e ciminiere che
spruzzano acqua
fino a riva
fin sotto al tavolo.
Intanto
per fortuna
subentra un risolino
"Per chi era il chinotto?"
E Frusto:
"E' per quel fesso lì:
quello che sparecchia le bufere"
E si ride.
Ancora.


* da "La marmellata" di Roberto 'Bobo' Rondelli


[A lei, alla poesia e a Livorno]