Friday, January 25, 2013

Nello spazio profondo


Nello spazio profondo
dopo aver chiamato a casa
e lasciato numerosi messaggi
in segreteria
per i giorni
e gli anni luce a venire
- nell'eventualità di buchi neri
o tempeste solari -
dopo aver fatto
la manutenzione
dell'astronave,
mangiato con la cannuccia,
lavato i piatti fluttuando,
e fatto i bisogni fisiologici
con le dovute accortezze,
nello spazio profondo
dopo si esce a passeggiare
con gesti lentissimi
e una sottile nostalgia di casa
che suona come il conto alla rovescia
dei metri che mancano
alla chiave nella toppa
o all'impatto con l'atmosfera
di chi intanto prepara la cena.
Si cammina come portando fuori il cane
nello spazio profondo,
ma senza il cane
- se capite cosa voglio dire -
e non si incontra mai nessuno
neanche dalle parti
della prima bandiera sulla Luna
dove immagini di tirare il calcio d'angolo del secolo
per un cross in orbita
infinito
(ti vengono dei pensieri strani
nello spazio profondo).
Si fanno delle lunghe passeggiate
nello spazio profondo
per via della relatività del tempo
e di tutte le cose
visibili e invisibili
che sono lontane,
ma lontanissime davvero:
più lontane ancora
di quelle da cui sei scampato
perché hai avuto fortuna
e si dissolvono distanti
velocissime.
Più lontane,
di più
che ti scappa da ridere
e una lacrima che non esce
perché - dicono -
nello spazio profondo
in assenza di gravità
non si può piangere.

Friday, January 04, 2013

Solo dirti sì


Ti leggo gli occhi
quando guardi
le cose accanto a me
pagine su pagine
ci sfoglio ciò che vedo
e lo voglio
ancor di più.
Ecco perché
tu sei tutti i miei sì
perfino quelli
stropicciati dai no
perfino quelli
detti nell'imbuto
delle grondaie
a far risalire
i giorni di pioggia
perfino quelli
zittiti quando scarti
i regali a mezzanotte
perfino quelli
piantati nell'orto dei forse
cresciuti insieme all'insalata
e a tutti i maramao
schiantati in fila per sei
col resto di due
come i soldi pagati da chi
al mercato
il passato comprò.

Spioventi


Intanto, nella stanza accanto
è notte alta
e sono sveglio
son lì che mi arrovello
e mi rivesto e mi rispoglio
e mi rivesto
e mi rispoglio
e mi rivesto
ma poi
non mi rispoglio
(ché dopo mi raffreddo).
Invece esco
vado in balcone
e mi immagino coperto
di tegole rossicce
squamato in terracotta
che faccio dei bei suoni
se piove
tipo marimba, se piove.
Mi immagino di essere
un tetto semovente
riparo per buoni
ma non per i cattivi
(a quelli
una goccia che stilla
fetente nel colletto).
Un tetto che si sposta
che segue chi ha bisogno
d'altronde basta poco
un angolo un po' acuto
e un po' retto
per diventare casa
di chi ti vuole con sé.