Monday, June 29, 2009

Filibustieri

Avanti
miei prodi
avanti
lancia in resta
barba crespa
uncini alla mano
avanti
ché ci son barche
da assaltare
notti da
sterminare
isole da battezzare.
Avanti, avanti.
Ci son mappe
da setacciare
budella da sforacchiare
pance piene come tasche
da svuotare.
Avanti miei prodi
avanti
per questo sciroppo
di salsedine
denso
e pesto.
Avanti tutta
scamiciate le vele
scontornate
le angosce
Avanti! Avanti!
Non c'è rotta che
tenga
non c'è.
Siamo esuli e
distanti
dalle case
che non abbiamo mai abitato
dagli spergiuri
che non abbiamo mai
proclamato.
Avanti
miei disgustosi
riottosi compagni
buoni d'animo
solo con la luna
covata nelle guance delle
donne tatuate
sui nostri migliori
sorrisi.
Avanti, avanti
siamo ispidi e gentili
come damerini di sabbia
e sale,
come bellimbusti
di garza e pane
macerati nel legno
asciugati al fumo
dei fuochi fatui
avanti miei scalcinati
compagni,
avanti
raminghi e contenti,
avanti ché c'è solo
da andare avanti
nel mare.

Monday, June 22, 2009

Piglio i cornetti

Notte notte
di cartapesta
notte di belle
speranze
inanellate
notte di promesse
sbriciolate
notte notte
di vattelapesca.

Notte notte
tu dormi e
dormo anch'io
e dormono tutti
e invece passerei
sotto tutte le
finestre
specialmente una
a tirar sassi piccini
contro i vetri
"Scendi!"
sussurrerei forte
"Ma lo sai che ore sono?"
"No,
non ci faccio più caso"
"E' tardi"
"Lo sospettavo"

Allora me ne andrei
coi gatti
insonni
a passeggiare
tutti insieme
raccontarci delle storie
farsi venire
il torcicollo
a furia di
contare stelle
(nel campo visivo
dell'occhio umano
ce ne stanno circa
cinquemila, ho letto.
In quello dei gatti
non so.)
cose così
che si fanno la notte
quando è troppo tardi
quando è troppo tardi
in generale;
allora mi squillerebbe
il cellulare
ché io non lo spengo
mai
ché c'ho sempre
il terrore
che succede qualcosa
e io non sono
raggiungibile
(eroe di 'stocazzo)
e insomma
squillerebbe
e lei direbbe:
visto che sei
in giro
ed è quasi l'alba
ti va un caffé?
Piglio i cornetti
direi.
Piglio i cornetti
ché io i bar insonni
li fiuto peggio
dei guai
piglio i cornetti
le direi
e sono da te.

Sunday, June 21, 2009

Così

Scalcio e riscalcio
e alle setteventisette
mi trovo le lenzuola
arrotolate
a caramella
tra i polpacci
Scalcio e ti ricaccio
eppure mi sbaglio
e annaspo
mi aggrappo al cuscino
passasse qualcuno
farei il morto a galla
ci fosse il guardiano
del faro
mi inviterei a cena:
ché è meglio spazzare
la luce sull'acqua
che fare il relitto
natante in balia.
E tutto il passato
che cosa mai dice
di quello che abbiamo?
Cazzate, scerì
bugie da osteria
sapori sciapiti
e tagli di carta
su mani asciugate
sempre più lunghe
sempre più
- niente,
magari non lo scrivo
ché è meglio così.

Saturday, June 20, 2009

Anse

Che scivolo
per questa strada
di collina:
mi scivolo in salita.
Come si fa?
Me lo stavo chiedendo
anche io,
in effetti.
Come si fa
a scivolarsi
in salita?
Boh.
Però è così:
mi riesce.
A me mi riescono
cose strane
(ultimamente di più).
Comunque.
Mi scivolo
in salita
per questa strada
di collina
ci ho
un appuntamento
ma di quelli
che se tardi pure
chessò
dieci, quindici minuti
nessuno si scompone;
il tempo si scompone
quello sì,
ma andiamo oltre.
Dicevo.
C'ho un appuntamento
una questione di
focaccine, caffé,
latte (altadigeribilità
ché son intollerante
ormai quasi solo
al lattosio
al resto mi adatto,
capisco:
il lattosio
hai voglia a capirlo
mi spacca
lo stomaco comunque:
tipo quando
non dai un bacio
ché invece avresti dovuto).
C'ho un appuntamento
che è una questione
di colazione
-avrai capito-
e risalgo
scivolando
una strada
di collina.
C'è Carlo che mi fa
-urlando sommesso
come solo i contadini
sanno-
mi fa:
"Ohé, passi dopo
ché c'ho le uova?"
Io vorrei dirgli
"Certo, grazie!"
poi penso che le uova
se in discesa poi
non scivolo altrettanto
a casa non ci arrivano mica.
Gli fò un cenno, allora,
che più o meno significa:
"Passo, sì, ma le uova non so".
Si fanno dei cenni
in campagna -sapessi-
delle robe complicate
tipo ombre cinesi.
Vabè.
Scivolo in salita
e alla penultima ansa di collina
(ché qui la collina è come il mare
essendo che è vicino, quindi c'ha
le anse pure lei -loro: le colline)
io vedo camicie
e tende
che sbandierano
e mi vien voglia
di passarci in mezzo
sbucare d'improvviso
e trovarti alla finestra
che fai finta
di spaventarti
e invece
m'avevi visto.
Già.

Tuesday, June 16, 2009

Kaboom

kaboom.
Franano i ponti
sportellano le automobili
sbarellano le altalene.
Kaboom.
C'è in giro
un dinamitardo
che piazza cariche
lunghe come minuti
sotto le panchine
sotto le mani
nelle stive
del coraggio che salpa
staccando un pezzo
di terraferma.
Kaboom.
Detonano
al primo sole che scalda
esplodono
con un puzzo di gomma
di palloni
il resto sono oggetti
sparpagliati
brandelli di risate
e di dita.
Kaboom.
E tutto questo mio
inutile coraggio
sempre e ancora
fuori tempo massimo.
Kaboom.

Monday, June 15, 2009

Cartografia

Brevi zuffe di gatti
sotto la finestra
o cereali
che crèpitano
nel latte
così direi che suonano
certi ingranaggi
-assopiti
si stiracchiano-
di noi due.
Ma io conosco
(e tu indovini
-ancora prima)
la cartografia
sulle lenzuola,
il rincorrersi
degli sguardi
lungo le balaustre:
appesi a un panorama
i vicoli in gola
le mani che lisciano
e chiamano.
La sola arte
che so
è il ritmo
di quello che cambia.
E allora
in discesa
il respiro che rallenta
mi pare di poter
inghiottire
tutto il mondo
con quel 'sì'
che ancora crèpita
che domani
è qui.

Thursday, June 11, 2009

Volt

E tutta
questa elettricità
che sfrigola e
si surriscalda
sotto il sole di giugno
che avviluppa
gli avambracci
spettina i capelli
accende mototurbine
scintilla forni
elettrici -appunto
zampilla nei led
reòstata stanze
d'albergo
nei paesi ancora
intrappolati
dalle fascinazioni;
di tutta
questa elettricità
che scarica
sotto gli androni
schioccando
i neon
che frigge
nei gruppi elettrogeni
affumicati dai camion
delle fami
notturne
che friccica
sotto la lingua
poggiata
sulle batterie
per testarne la carica
in modo approssimativo
(non so se avete
mai provato:
a me piace)
di tutta questa elettricità
piezometrica
delle notti sotto
ai portoni
a far tardi
dietro ai calcagni
di una risposta
-domani, a mente lucida-
di tutta questa
elettricità
dei circuiti integrati
degli amplificatori valvolari
che smòttano
le frequenze
dei transistor
in modulazione di frequenza
degli oscilloscopi
dalla frequenza
sensuale
di tutta questa elettricità
che svirgola
rapida
che làmpa
come un flipper
in questa notte
sforacchiata
dai dubbi
io
di tutta questa
elettricità
ne faccio
un bracciale
disco di rame
luminescente
e te lo dono:
dovesse
mancare la corrente.

Tuesday, June 09, 2009

Io Quando Ti Svegli

Io quando ti svegli
mi pare che devo recuperare
del tempo.
Mi pare che
ci sono delle cose
che non ho fatto.
Cioè sì,
ma di meno.
Tipo
ho comprato
mezzo litro di latte
invece che uno e mezzo.
Mezzo del mio
mezzo del tuo.
Invece che uno e mezzo.
O uno-mezzo-mezzo.
Io quando ti svegli
mi pare che la banda è in ritardo
e io dico
cavolo doveva essere già qui
- che poi te
mi fucileresti
se ci fosse una banda
suonante
quando ti svegli
(a me, ti dirò,
piacerebbe
ma sono megalomane)
Io quando ti svegli
mi assicuro che tu
trovi il punto
di atterraggio
perché dai sogni
si precipita all'insù
ma non ci sono i riferimenti
spaziali
quindi sembra all'ingiù
come normalmente.
Allora mi assicuro
di essere pronto
tipo acrobata del circo dei circhi
che t'acchiappa al volo.
Io quando ti svegli poi
ti dico
ciao
e tu
ciao
a me.

Sunday, June 07, 2009

Metrica

Il tuo bacio è come un rock
Il mio bacio è come un twist
No, aspetta
facciamo cambio.
Il mio bacio è come un rock
il tuo bacio è come un twist.
Sicuro?
Sicuro.
Non è che poi ci ripensi?
Poco probabile.
Tu rock, io twist.
Siamo d'accordo, allora?
...
Ecco, lo sapevo.
No, no
va bene:
il mio bacio è come un rock
il tuo bacio è come un twist
ché poi, caramia,
'sta cosa del twist
ultimamente
ti s'addice non poco.
Sei tu quello che odia
i quattroquarti
pure per via del numero, no?
Sei tu quello che
gli piacciono le cose in levare
no?
E allora
mi ripiglio il twist
Troppo tardi:
hai scelto.
Ma posso ancora
cambiare ballo
del tutto.
Chessò:
il mio bacio è come un fox-trot
il tuo bacio è -ancora- come un twist
Va un po' male
di metrica.
Vabbè,
ma io scrivo le poesie
a cavolo
come le lettere
- ché non son mai stato
capace.
Sicuro, allora?
Fox-trot?
...
Ci risiamo.
No, vedi,
è che il tuo sicuro è come un twist
"E' assai facile al knock-out,
che ti fulmina sul ring."
Ma quello è il rock..
A me il rock non mi piace mica
E allora perché
te lo sei scelto?
Per la canzone
per la metrica.
Occhei. Rifacciamo.
Il mio bacio è come un twist.
E fin qua.
Il tuo?
C'ha lo swing.
Sicuro?
Se non lo sai te...
Effettivamente.
Il mio bacio c'ha lo swing
il tuo bacio è come un twist.
Ci sta. Pure come metrica.
Andata?
Andata.
Ah, no. Un'ultima cosa.
...oddio...che c'è?

Fa l'effetto di uno choc,
e perciò canto così:
Oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh



Friday, June 05, 2009

Frontiera

Qualcosa da dichiarare?
mi chiede
al varco del finestrino
ci fossero due calzini stesi
sarebbe da affacciarsi
"un attimo che ritiro
i panni".

Invece dico
le cose da dire,
tre cose -dichiaro:
mi piacciono gli alberi
le punte delle dita
i modi gentili.

Il tizio annuisce
si liscia la divisa
e scrive.
Io guardo se per caso
non son caduti giù
dei calzini
ché poi mi tocca scendere.

Qualcosa da tacere?
mi chiede.
Che cacchio di domanda
-penso
se sono da tacere,
perché le dovrei dire?
Ma questi sono strani
dovessero arrabbiarsi
rispondo
ché qua non si sa mai.

Rispondo.
Il prezzo del dolore
il mistero prima di un 'sì'
i lati 'b' dei quarantacinque giri.
Eh?
Eh.
Non so se ha presente,
che spesso son più belli
e li ricordano in pochi:
è come un segreto
tra intimi
e certi segreti
son cose da tacere
perlopiù.

La penna oscilla
insieme alla testa
un ampio respiro burocratico
e:
Ne mancano tre
tre cose da dimenticare.
Quando si passa una frontiera
c'è sempre qualcosa da lasciar andare.
Sarei tentato
di aprire il portabagagli
e dire:
faccia lei
prenda un po' quello che le pare
ché io se devo dirla tutta
non son mica tanto capace
di dimenticare.
E se poi quello
sceglie di buttare
chessò
qualcosa che mi può
tornare utile?
No grazie,
faccio da me.

Allora.
Il prezzo del dolore...
L'ha già detto, non vale.
Volevo vedere se stava attento.
Ricominci, piuttosto
invece di fare il furbo.
Ci penso.
Propongo.
Ma se invece di dimenticare
mi tenessi il ricordo
senza starlo troppo
inutilmente
a rivangare?
Ci pensa.
Si guarda attorno.
Si può fare.

Che faccio, vado?
Vada.
Scusi...
Ci son mica dei calzini
giù sotto?
Circolare.


(grazie a C. per l'idea)

Swosh

Io me lo ricordo
quell'inverno duemilacinque:
un cazzo di freddo
mi ricordo.
Lo so
non è elegante
ma rende l'idea.
Neve sotto i portici
c'avevo delle scarpe
inconsistenti
un parka zuppo
un cazzo di freddo
(scusa)
poi mi ricordo
che a un certo punto
swosh
s'è fermato tutto
le macchine
le bici
le gonne
le borse
le frange delle sciarpe
il suono dei semafori
per non-vedenti
le porte
a scorrimento
di Melbucstor
le tazzine fumanti
nei bar
mi son voltato
t'avevo sottobraccio
mi sei sembrata eterna
(che poi mica lo eri
ma si capisce dopo)
attorno tutto fermo.
I fogli degli annunci
la musica nelle cuffie
gli scuter
le dita delle mani
nei guanti,
nei cappotti
(a loro volta)
le cose nelle buste della spesa
e un tizio
esasperato
m'ha detto
un poco dopo:
"Dura ancora molto
'st'epifania?
No, perché
-avrai sentito-
fa un cazzo di freddo"
(scusa)

Thursday, June 04, 2009

Navigazione

Tecnicamente
è un fatto di riflessi:
la luna nel pozzo
il cielo in una stanza
il mare nel cassetto
occhi di ragazza
(in un certo senso).
E' un'illusione ottica
svapora tra le mani
sta tutta in uno sguardo
che include a intermittenza.

Allora penso
a quando
(la ghiaia scoppiettante
sotto i piedi)
varavo barche
di plastica e nylon
nel cerchio di fontane,
sul fondo pesci anemici
attorno passeggini.
Quell'acqua senza rotte
aveva la pretesa
di oceani dal bordo circolare
la terra era una sfera
che poteva tracimare.

Andavo
in tondo fino a un punto
e lì c'era il mio porto
dove il riflesso
di un ritorno
per quanto grande il mare
avrebbe potuto
alla fine
attraccare.