Tuesday, May 17, 2011

Buchi nell'acqua


I

A quel tempo io
conoscevo solo il rollio
e il beccheggio dei calessi
che incontrano distratti
i bordi delle strade seminate
a grano.
Da lì quel giorno son partito.

II

Idraulici, si diventa così
e non marinai:
idraulici che tolgono il tappo
dal fondo del mare
per scoprire i tesori nascosti.
E neanche più un'onda per navigare
neanche più un golfo
per attraccare
fari in secca arroccati sugli scogli
affilati di certi ragionamenti:
neanche più un buco nell'acqua
da fare.

III

E poi lei l'han mandata a chiamare con una certa urgenza sono andati - erano in due o in tre, questo non si sa - sono corsi fino a lì e le han detto: si sbrighi ché è in ritardo. Lei ha arraffato la borsa, si è sistemata i capelli si è sistemata tutto insieme come fanno le donne nei momenti di emergenza, di fretta, a far millemila cose contemporaneamente? Controllano di aver preso tutto con una mano, si abbottonano con l'altra; poi sgambano, paiono sul punto di cadere invece lisciano il vestito, ritrovano la riga della calza, si sistemano i capelli e intanto puntano diritte nonostante la fretta, vanno diritte - bellissime - c'è il mondo che gli scorre dietro e poi arrivano accaldate, ancora bellissime - come fanno? - con quei minuti di perfetto ritardo e a noi, sciocchi, la condanna all'ansia dell'anticipo che scivola la testa tra le spalle, le mani nelle tasche. Non è rassegnazione, ma il confine tra caparbio e illusocoglione è poca cosa, a oltrepassarlo troppe volte ci vuole una certa vocazione e lui l'ha persa tempo addietro - la vocazione - se l'è dimenticata: una preghiera di troppo, un 'pazienza' di troppo.

Scelgo di moltiplicarti
come un miraggio che fatichi a mettere
a fuoco
a causa della sete
i sentimenti disidratati
così tra copie di te che credo di vedere
posso scegliere quella che
non è un segno del tempo
né quella che continua
a chiedermi di lasciare
acceso il faro di notte
per farmi ritrovare.

Tu sai nuotare, io poco
tu sai stare a galla
io per niente
è per questo che amo le navi
è per questo che sei arrivata galleggiando
dopo aver ammarato sull'acqua
una seconda possibilità
e io ho pensato tu fossi un relitto
di mancanze
che tornava come un rametto
sbavato in bocca a un cane
invece galleggiavi perché
le correnti, mia cara,
conoscono le rotte molto meglio di noi.
Ho provato a rianimarti
rianimarci
ma ho insuflato la disperazione
di quei mesi a custodire il faro
e le luci in lontananza.
Per questo son partito poi
perché adesso la terza possibilità
dovrà scovarmi viaggiando
e spergiurando e nuotando
e vedremo chi la spunta:
vedremo chi affoga, adesso.

Oppure arriverà aggrappata
a quell'unico pensiero felice
mandato allora a schiantarsi
sulla chiglia del soffitto:
guardare la nave dal basso,
dal profondo del mare al rovescio
come quella volta che il cielo
era diviso a metà
capitasse ora io
mi fermerei e ne approfitterei
per distinguere quello che so
da quello che temo
quello che ho capito
da ciò che non potrò capire
non senza essermi reso conto
che c'è ancora qualcosa
qualcosa che galleggia
distante
per me.