Tuesday, November 07, 2006

Lorodue

"Iniziamo, va bene?".
Fissano entrambi il registratore che ho poggiato sul tavolo e terrà traccia delle loro risposte. Lo guardano con lo stesso sospetto che riserverebbero a un intruso attardatosi alla finestra per cogliere momenti della conversazione.
"Quello devi accenderlo per forza?".
E' lui che si lascia scappare il pensiero. La voce come suono di foglie secche. Annuisco con un sorriso. Sospira e si sistema sulla sedia. Lei liscia per l'ennesima volta il vestito a fiori. Fiori piccoli, viola. Non è servito ripetere che non avrei scattato foto: è un'occasione e per le occasioni ci si cambia d'abito. Lui infatti, ha il cappello migliore. Iniziamo, allora, dico guardando prima lei che ricambia con l'azzurro più limpido che ho mai visto, poi lui che solleva appena il labbro superiore. Buffo come siano le donne ad essere più preoccupate prima e gli uomini a farsi scoprire più spaventati dopo. Comincio col chiedergli del loro primo incontro. Parlano a fatica. Non si interrompono mai. Evitano ogni riferimento agli elementi che possano ricondurre al tempo. Pronunciano i nomi delle persone come fossero lì presenti. Parti di una storia che non è mai finita e in alcuni casi continua certe domeniche al campo santo. Lei mi racconta dei suoi ritorni a casa. La salita alla fine, la farina dappertutto. Lui a quel punto soffia via una frase. Non la sento e gli chiedo di ripeterla.
"Era la più bella."
Il bordo della tovaglia si torce tra le mani di lei. Lui gonfia il petto con un respiro lungo decine di anni e di strada brulla col grano ai lati. I ricordi si incollano l'uno all'altro.
"Eravamo già sposati e a mezzogiorno la vedevo arrivare sotto il sole a picco. Con il pranzo. Io le dicevo: lo prendo la mattina quando esco. Perché devi arrivare fino ai campi?"
"Poi ti si fredda."
Ogni giorno.
"E' testarda."
"Lo farei ancora" bisbiglia lei guardando la gamba che non si può muovere e buttando un'occhiata al crocefisso. Qual è il confine tra devozione e ostinazione, mi chiedo? Cos'è la fede quando perdi una figlia di pochi mesi e tuo marito torna dall'Africa falsificando documenti? Ma di quella bambina non si parla. E' il solo veto che mi hanno imposto: non chiedere e non dire. Cos'è la fede? Un pezzo di legno più fresco degli altri schiocca nel camino.
"Tuo padre è stato il figlio più difficile. Io non sapevo come si fa con i figli che non sono fatti per stare nel posto dove nascono."
Sto per obiettare che voglio parlare di loro due, ma lo lascio dire.
Leggeva tanto. Pensava tanto."
"Anche tu pensi tanto."
"Sì, ma nei momenti in cui si può. Ero preoccupato quando hai iniziato a crescere. Sei uguale."
Io veramente volevo parlare di voi. Lei intanto mi guarda e senza socchiudere gli occhi azzurri limpidi mi dice:
"Ma tu sei meno affrettato."
Lui annuisce con un suono che viene dalla gola. Io spengo il registratore, mi siedo di nuovo e continuo a farmi raccontare.

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