Thursday, February 08, 2007

Fantasmi

Mai stato capace a disegnare, io. Sgorbi indicibili sul foglio: mostri sproporzionati, una natura distorta dalla congenita assenza di senso prospettico. Capelli come saggina in testa agli aborti di ritratti, mani enormi, occhi piccolissimi, braccia sghembe, montagne unite a ruscelli, alberi incastrati nel paesaggio impossibile di tramonti col sole infilato dentro tetti dall'assetto così assurdamente spiovente da far precipitare ogni rondine di ritorno al nido. Mai stato capace a disegnare, io. Sempre avuta l'idea in mente. Precisa. Un'armonia di forme tanto più frustrante quanto poco m'è sempre riuscito di raffigurarla. Ogni cosa al suo posto, smarrita nel passaggio dalla testa alla mano. Spesso spuntavo la grafite con quello schiocco secco che è più di una semplice resa. Il tracollo dell'immaginazione. Il bisogno di illustrare franava contro l'evidenza che anche dei pittogrammi rupestri sarebbero stati più efficaci. Mai stato capace a disegnare, io. Così ho imparato a ricalcare.
Si fa così.
Si prende un foglio sottile abbastanza da vederci appena attraverso e lo si sovrappone a quello che si vuole riprodurre. E' una sorta di piccolo plagio. Innocente. Ma funziona perché non devi seguire quello che hai davvero in mente. Devi solo passare la matita sulle linee che qualcun'altro ha già tracciato. Basta essere appena pazienti. E molto ostinati. Ci vuole l'ostinazione del pedissequo. Qualcuno ha tracciato il solco e tu ci ripassi dentro. Il fuori non deve interessarti. Fissi lo sguardo e ripassi. A volte puoi aiutarti con una finestra. Poggi entrambi i fogli sul vetro e la luce che viene dall'esterno rende tutto più chiaro. La traccia ancora più facile da seguire. Per alcuni brevi momenti provi anche l'ebbrezza di essere tu l'artefice di tanta maestria. Però non devi lasciarti distrarre. Perché ci vuole pazienza. Concentrazione. E ostinazione. Abnegazione: coercizione ostinata. E tu non sei l'autore. Tu non sai disegnare. Mai stato capace, tu.

Ché poi magari scopri che è una dote. Cioè, un qualcosa che ha pure un valore in sé. Proprio come i plagiari che poi diventano famosi perché riproducono talmente bene l'originale che tutti poi lo vogliono. Ché mica puoi chiedere a Van Gogh di rifare un quadro. Quello è morto e pure se fosse stato vivo ti avrebbe risposto che lui é un artista e mica può ripetersi come un ciclostile. Invece un plagiario il quadro te lo copia uguale quasi identico e c'è pure il plagiario più bravo di tutti che diventa famoso perché come rifà Van Gogh lui, nessuno. Insomma. Io ho scoperto che ricalcare è utile quando sono rientrato una volta in casa e ci ho trovato i fantasmi. Ora, questa cosa fa ridere se uno pensa che chi vede i fantasmi sia pazzo oppure fa paura se uno ai fantasmi ci crede e si immagina tutto un film dell'orrore. Il punto è che io non mi sono spaventato né tantomeno mi sono messo a ridere: ho solo pensato che io i fantasmi li dovevo cacciare. Ché mica potevano stare lì che ce li avevo davanti tutto il tempo. Oltretutto sono diversi dai fantasmi quelli iconografici. Innanzi tutto sono più piccoli. Grandi come una bambola, diciamo. Poi niente lenzulo o ectoplasma: hanno una forma precisa. Somigliano a delle persone, ma con meno dettagli. Come dei fumetti, più o meno. I fondamentali di una persona, ecco. Questa cosa dei fumetti mi ha fatto venire un'idea. Ho pensato che il fantasma vive fin tanto che non ha niente di corporeo. Vive in quanto fantasma perché non è concreto. Ma se io il fantasma lo avessi disegnato, avrebbe assunto una fisionomia. Sarebbe stato fissato su qualcosa di materiale come su un foglio. Certo, avrei potuto fargli anche una foto, ma la fotografia è una questione di luce e non avrebbe mai funzionato. Quindi ho pensato che avrei dovuto iniziare a disegnarli. Ma io a disegnare non sono capace. Allora mi sono ricordato di questa cosa del ricalcare e ho pensato: ora li ricalco. Sul muro. All'inizio non è stato semplice schiacciarli contro le pareti e passarci la matita preciso sopra. Scappavano e, quando finalmente riuscivo a prenderli, si agitavano come gli stessi facendo il solletico. Figurarsi, il solletico ai fantasmi. Comunque. Poco alla volta li ho ricalcati tutti e sono spariti. Dileguati tra la punta di grafite e il bianco del muro. Soffiati via come polvere. Ora sono rimasti i contorni sui muri e io ogni tanto li guardo perché non sono più fantasmi e penso che sono solo disegni, ma sono venuti proprio bene, anche se li ho ricalcati.

2 comments:

Anonymous said...

complimenti davvero. è molto molto bello.

Intweetion said...

Grazie!! ;)