Friday, January 13, 2012

A tessere il mare

A tessere il mare
ci vuol del tempo
del tempo e del talento
ci vuole di essere
Penelopi in attesa
tra un'onda e l'altra
fare e disfare:
dire, fare e disfare
lettera e testamento
imbottigliato
alla sorgente
dell'orizzonte ottico.
A tessere il mare
mica sono capace, io.
Ci vuole del tempo
un telaio enorme gigante
un arcolaio subacqueo
fare e disfare
onda dopo onda:
una pazienza assurda
e irragionevole, specie di fronte
al casino che combinano
i delfini o i pesci sega
per non parlare dei polipi giganti
fetenti adoratori casinisti
delle decorazioni
con le alghe all'uncinetto.
A tessere il mare
bisogna saperlo fare
più che altro familiarizzare
con il disfare
che è una cosa di correnti
calde, fredde; di salinità
di sciapità (non esiste, ma
ci siamo capiti)
di flussi e riflussi e deflussi lacrimali
(in mare si sa,
il pianto una mesta fine ha).
Volendo io allora
cocciuto cimentarmi
sereno tesso a riva
cardando i riflessi della risacca
e in capo a qualche mese
un maglione bellissimo avrò
color di sabbia rilucente lo farò.
Penelope, tranquilla:
poi te lo presterò.

4 comments:

Apiù said...

che con tutto questo tessere, avresti potuto fare un puzzle per costruire il vostro mare.

Intweetion said...

Non credo.
In ogni caso, io adesso faccio maglioni a riva, che tornano buoni pure per i viaggi.

lasaRamandra said...

bellissima. ho solo trovato un po' "pesanti" le tre rime finali (avrò-farò-presterò), ma bella, bella bella.

Intweetion said...

Ennon sei la prima a dirmelo. Efforse ci hai ragione. Però mi andava un po' di insistere. Come quando vuoi proprio pestare i piedi in terra. O a riva.
(grazie :) )