Thursday, February 07, 2008

Tomorrow Never Knows



Io di concerti non ne vedo molti. Ne perdo in continuazione. Però so che quando si tratta di gruppi poco famosi o che magari dividono la serata con uno o più artisti, c'è sempre il problema dei tempi. Stabilire quanti minuti toccano ad ognuno. In base a gerarchie poco razionali, per chi si esibisce, è questione di quante canzoni far stare in quei venti, trenta minuti. Spesso, al termine del concerto, il pubblico gradisce ed è un delitto interrompere quell'entusiasmo. Si cerca un cenno dal buio del mixer: le dita che numerano quanti pezzi si possono suonare ancora oppure il segno di smettere per lasciare il palco al prossimo. E c'è una frase straziante. Sto male ogni volta che la sento. Si chiede: "C'è tempo per un'altra?". A volte il tempo c'è. Altre no e arriva lo schiocco del jack che fuoriesce strattonato dagli strumenti. Si smonta ciondolando, con l'adrenalina ancora addosso e un'euforia non espressa completamente. Quando accade mi domando come sarebbe stato quel finale. Quale canzone sarebbe seguita; magari era una sorpresa, un arrangiamento tenuto in serbo per chi ha gradito il resto. "C'è tempo per un'altra?": le mani non mollano la pressione sulle corde, perché -casomai- si attacca subito. Quel tempo, quello per "un'altra", spesso bisogna rubarlo e metterci dentro tutto ciò che si ha da dire. Prima di smontare tutto e girarsi in un 'ciao' imbarazzato.
Ciao, Ini'.

3 comments:

Anonymous said...

Non so nel tuo ambiente,ai concerti a cui sei andato tu..ma da noi il pubblico conta molto...è vero;non abbiamo scandenze o orari (tranne la nostra forza e pazienza!) ma se un gruppo dice quella formula magica..e il pubblico ha bien apprezzato le canzoni precedenti..beh,allora non c'è niente che ci impedisce di far continuare a suonare il gruppo sconosciuto a discapito di quello famoso! semplicemente perchè non di parla di scopi lucrativi..si parla di passione verso un tale ambiente...passione per la musica, suonarla e farla suonare...

Anonymous said...

Perdonami ma non mi ricordo di te, Sara di Bologna.
Quello che posso dirti sulle parole che ho scritto è che sono il tentativo maldestro di ricordare un amico che non c'è più. Musicista, ovviamente.
Su quello che scrivi tu invece ho dei dubbi che nascono anche dall'esperienza. Ci sono effettivamente luoghi dove viene concesso più spazio e tempo di quanto prestabilito. Sono rari, credimi. E per di più certe concessioni vengono fatte solo ad artisti già affermati.
Un ultimo appunto: purtroppo o perfortuna, la passione è una delle componenti. Se c'è un biglietto da pagare o un disco da acquistare, entrano in gioco molti altri fattori.


*intweetion*

Anonymous said...

il fattore economico a mio avviso non è cosi fondamentale...ci vuole sbattimento,certo, e sacrificio, parecchio. Quando sono entrata a far parte del mio collettivo eravamo ancora tutti un po agli esordi,chi più chi meno,e avevam tutte le sfighe possibili: un posto non molto grande,un palco mal arrangiato,solo una parte della strumentazione...A distanza di tre anni abbiam fatto passi da gigante..comprato tutta la strumentazione e anche dei "pezzi di riserva", costruito un palco nuovo, creato un vero e proprio bar all'interno della sala concerto e contemporaneamente creato un fondo cassa che ci permette di chiamare gruppi esteri...certo,non puntiamo ai gruppi straconosciuti e miliardari che passano in tv,ma semplicemente perchè non siamo interessati a quel genere di "mercato", cio non toglie che senza problemi abbiam fatto suonar gruppi europei e non(i cinesi son proprio..buffi!). Contemporaneamente alcuni componenti del collettivo che suonano in un gruppo son riusciti a trovar delle date all'estero,a farsi un vero e proprio merchandising e a far uscire il primo cd!
Forse se fossimo stati interessati a un altro tipo di musica non ce l'avremmo mai fatta...forse (probabilmente) non ci sarebbe neanche passato per la testa di provarci...

mmmh,ho come la lieve impressione di aver esagerato..beh,spero che sia chiaro con il mio tono non è polemico o altro... lo definirei piuttosto logorroico!