Monday, December 13, 2010

Patteggiamento

Io
ti cito per danni
da assuefazione al bello
ché è tutta colpa tua.
Io
ti incrimino
per l’intensità reostatica
dei tuoi movimenti
verso di me.
Io
ti faccio a spicchi
come i mandarini,
a quadretti
come i ravioli,
a striscioline
come fettuccine o
un documento
compromettente.
Io
finché non la smetti
di credere alle lancette,
ti affetto tutti i cinturini
degli orologi,
ti sradico i numeri
dai quadranti,
ti dedico un’ecatombe
di cucù.
Io

ti scartoccio e ti spiano,
ti sfilo, forte
come il foglio dal rullo
della macchina da scrivere.
Come una cerniera lampo:
riaperta la bocca
cucita.
Io
finché non ti fai
appallottolare e
portare via
in braccio
- via lontano, intendo -
ti lascio stare.
Sì, hai capito bene:
io ti lascio
stare.
Tu prenditi il tuo tempo
che forse poi
anche il mio
così
avrai.

2 comments:

mezzatazza said...

Not bad.
E io le poesie le detesto, affatto cordialmente.

giusiana said...

che carine immagini a sorpresa...