Saturday, March 13, 2010

Infradita

Ogni tanto io ti vengo a trovare.
Non sempre, non spesso
ché sempre o spesso non si può:
c'abbiamo le nostre vite
le nostre cose
le nostre distanze elastiche e involute.
Però ogni tanto,
diciamo con cadenza semestrale,
io vengo a trovarti
o tu vieni
a trovare me - dipende.
Insomma: ci si trova.
Ci si incontra in posti strani,
io e te.
Negli interstizi dei bocchettoni
dell'aria della macchina
nei carrelli dei supermercati
nelle sbucciature delle ginocchia
quando è un giorno appena
che hanno rimarginato,
nei pacchetti delle caramelle
o delle patatine
con la sorpresa.
Ci si incontra senza preavviso, io e te.
Siamo due testedicazzo vere
io e te
ma ci capiamo:
la bontà ci ha corrotti entrambi
in un modo che la gente non coglie
e ci piglia per matti
(te di più, ché sei scema forte).
C'abbiamo i nostri rituali
hai voglia a schiodarci
col passare del tempo e degli anni,
smorfie come allo specchio
quella volta che abbiamo sedotto
i multipli di noi stessi
in ciascuno, rispettivamente.
Poi, dopo le cose di rito,
te mi ti attorcigli
gambe e spazi infradita,
mi dici piano che sono cretino,
ma è quello in buona sostanza
il mio bello
e parliamo per ore
capitolando arresi
all'evidenza del conoscerci.
Ogni tanto
un bacio ci scappa
perché siamo
due testedicazzo vere
io e te
e pure qualche schicchera
elettrostatica
perché io sono attaccabrighe
e tu c'hai una fierezza
che 'manco uno stormo di regine
o dei cigni in parata (regale).
Ci piacciamo così,
di una confidenza semestrale
che nessuno sa
eccetto
qualche pettegolezzo
una fuga di notizie,
ma niente di conclamato.
Non stiamo lì
a chiederci che fare:
volendo, lo sapremmo pure:
ma la bontà ci ha corrotti entrambi
e sappiamo solo perderci ogni volta
convinti che
questo siamo
questo niente saremo.

No comments: